La storia dell’animazione precede quella del cinema stesso. Come abbiamo visto, il primo strumento in grado di animare delle immagini, secondo quegli stessi principi che saranno poi alla base dell’arte cinematografica, era stato il fenachistoscopio di Joseph Plateau.
Il fenachistoscopio di Plateau ebbe un discreto successo commerciale e stimolò l’invenzione di altri strumenti ottici che sfruttavano gli stessi principi come lo zootropio di William George Horner o il prassinoscopio di Émile Reynaud. Nelle loro versioni commerciali, questi strumenti ottici venivano venduti ed esibiti insieme alle striscie di carta disegnate da visualizzare con essi. Nel 1878, ad esempio, Reynaud pubblicò tre serie di strisce litografate da lui stesso disegnate. Ciascuna di queste strisce misurava 66 cm in lunghezza e 5,2 cm in larghezza e conteneva 12 disegni.
Quando sul mercato fu disponibile la pellicola in cellulosa, Reynaud fu il primo ad utilizzarla per realizzare le sue animazioni. Per il Teatro Ottico, l’invenzione con la quale univa il prassinoscopio alla lanterna magica, Reynaud utilizzava bande di pellicola di cellulosa sulla quale dipingeva personaggi e figure da animare. Autour d’une Cabin e Pauvre Pierrot, vengono spesso considerati i primi disegni animati su pellicola, ma non possiamo parlare di animazione cinematografica, in quanto Reynaud non si serviva di una cinepresa o di una macchina fotografica.
Alla comparsa del cinematografo e dei primi film, Reynaud distrusse i suoi strumenti e le sue opere. In Germania, invece, alcuni giocattolai di Norimberga, città dove gli spettacoli di laterne magiche rimanevano ancora molto popolari, produssero altri cartoni animati in pellicola utilizzando la tecnica della cromolitografia e che consisteva nello stampare i disegni su una strisce di pellicola da 35mm lunghe circa un metro e che potevano essere proiettate tramite laterne magiche. I soggetti di questi primi film animati su pellicola 35mm, si basano spesso sui film precedenti realizzati da Edison, dai Lumière o da Méliès e che possiamo facilmente riconoscere da questi immagini.
Intanto, nel 1896, Georges Méliès realizzava Escamotage d’une dame au théâtre Robert-Houdin, il secondo film dopo The Execution of Mary, Queen of Scots (1895), a far uso di un taglio montaggio per realizzare quell’effetto speciale che Méliès chiamerà trucco per sostituzione o trucco dell’arresto, e che consiste, nel fermare la ripresa e riprenderla successivamente dopo aver mutato la scena. Il trucco escogitato da Méliès fu presto appreso ed imitato da tutti i suoi colleghi, anche oltreoceano.
James Stuart Blackton era un vignettista, giornalista e teatrante di origini scozzesi trasferitosi negli Stati Uniti molto giovane. Nel 1896 lavorava come reporter ed illustratore per il New York Evening World quando, in occasione di un’intervista, conobbe Thomas Alva Edison. A seguito di questo incontro, Blackton fondò nel 1897, con il suo socio ed amico Albert Edward Smith, la casa di produzione American Vitagraph Company con la quale realizzò The Humpty Dumpty Circus (1898), opera di cui non ci resta che un solo fotogramma e nella quale Blackton avrebbe applicato il trucco dell’arresto di Méliès sui giocattoli di sua figlia, trucco che sarà il primo ad applicare a disegni come accade in The Enchanted Drawing (1900)
Il trucco dell’arresto, così come escogitato da Meliès, riguardava singoli tagli di montaggio che permettavano l’apparizione o la sparizione di oggetti e personaggi o altre repentine mutazioni, questa tecnica non era intesa per ricreare un’animazione continua.
Secondo il racconto di Albert E. Smith, Blackton ebbe l’idea dello stop-motion un giorno del 1905, mentre visionava alcuni filmati nelle cui inquadrature entravano degli sbuffi di fumo prodotti da un edificio vicino e che davano origine a curiosi effetti ottici. Blackton si rese conto che il trucco dell’arresto poteva essere applicato in serie e in tal mondo rendere possibile l’animazione di qulasiasi oggetto o disegno. La tecnica che Blackton elaborò è quella oggi chiamiamo stop-motion, o passo-uno, e che consisteva nel far avanzare la cinepresa in un passo alla volta, (ovvero girando la manovella della camera una sola volta) in modo da registrare singolarmente ogni fotogramma; in sostanza la cinepresa viene utilizzata come una macchina fotografica per riprendere disegni o set tridimensionali che vengono opportunamente modificati prima della succesiva ripresa.
Blackton realizzò nel 1906 il primo cartone animato in stop-motion: Humorous Phases of Funny Faces, benché buona parte dell’azione sia ripresa dal vivo, questo film ebbe un notevole impatto sul pubblico e nello stimolare la cinematografia americana verso il cinema d’animazione.
Fu invece il successivo The Haunted Hotel (1907) a sorprendere e stimolare i cineasti europei. Questo film di Blackton conteneva una sequenza in stop-motion dove su una tavola imbandita, la colazione si preparava da sola, era la prima volta che il passo uno veniva utilizzato per animare degli oggetti tridimensionali. Il film ebbe uno straordinario successo, soprattutto in Francia, dove cineasti, produttori e registi fecero di tutto per comprendere il segreto del “movimento americano” . Leon Gaumont aveva obbligato tre dei suoi più validi collaboratori a guardare ininterrottamente una copia di The Haunted Hotel.
A risolvere il mistero fu l’ultimo arrivato alla Gaumont: il vignettista e illustratore Émile Cohl che realizzerà il primo film d’animazione europeo: Fantasmagorie.
Confrontandolo con Humorous Phases of Funny Faces possiamo subito notare quanto il movimento nel film di Cohl sia più fluido rispetto a quello di Blackton che procedere perloppiù a scatti. Cohl realizzerà altri due cartoni animati nello stile di Fantasmagorie, per poi cominciare ad applicare le sue tecniche d’animazione anche su pupazzi, sagome di cartone, fotografie, spesso combinando più tecniche insieme.
In casa Pathé era invece stato Segundo de Chomón ad impadronirsi per primo della nuova tecnica inventata da Blackton e nel 1907 realizza un remake di The Haunted Hotel, La Maison ensorcelée, riproducendo la celebre scena della colazione che si prepara da sola.
Segundo de Chomón diventerà un maestro della tecnica dello stop-motion e nel 1917 realizzerà le sequenze animate nel mediometraggio di Giovanni Pastrone La guerra e il sogno di Momi, primo film d’animazione italiano.
Una figura particolarmente originale è quella di Ladislas Starewitch, regista russo di origini polacche poi naturalizzato francese. Starewitch era appassionato di entomologia e dopo aver visto un film Cohl, ebbe l’idea di realizzarne film del genere utilizzando, però, degli insetti come marionette. Il suo lavoro più celebre è La vendetta del cineoperatore (1912).
Ancora nel 1907, i registi americani Wallace McCutcheon (per la parte animata) ed Edwin S. Porter (per la parte recitata) realizzarono The ‘Teddy’ Bears, un film per bambini ispirato alla fiaba di Riccioli d’oro e i tre orsi dei fratelli Grimm. Durante il film, un sorprendente balletto di orsetti di peluche fungeva da intermezzo narrativo, contribuendo al successo della pellicola, nella quale gli orsi erano interpretati da attori in costume, tranne che nella sequenza animata.
Intanto negli Stati Uniti emergeva la figura di Winsor McCay che realizzò film tratti dai celebri fumetti di cui era autore come Little Nemo in Slumberland o Dream of the Rarebit Fiend ( che già Porter aveva portato cinema nell’omonimo film del 1906). Little Nemo (1911) | ►| è il primo film realizzato da McCay a cui seguirono ben presto How a Mosquito Operates (1912) | ►| e Gertie il dinosauro (1914) | ►|, il quale ispirò molti altri animatori per via di quella marcata caratterizzazione dei personaggi inedita per quei tempi.
Émile Cohl, James Blackton, Winsor McCay … tutti questi pionieri del cinema d’animazione, come molti altri che seguirono, erano stati autori di fumetti,vignettisti, illustratori. Nel corso della storia del cinema sono innumerevoli i personaggi passati dalla carta allo schermo. L’arte fumettistica e il cinema di animazione restano fortemente saldati l’uno all’altro. Anche il cinema classico ricorre sovente a disegnatori esperti per trasformare sceneggiature in storyboard.
Per questi pionieri la produzione di un film animato costava enormi fatiche. Anche per questo i disegni erano fortemente stilizzati. L’introduzione dei rodovetri intervenne a semplificare le cose. Si tratta di fogli trasparenti che posti l’uno sull’altro evitavano all’ animatore di dover ridisegnare sfondo e personaggi ogni volta daccapo, permettevano inoltre di controllare meglio i movimenti.
Servendosi di questa tecnica Winsor McCay realizza, nel 1918, L’affondamento del Lusitania nel quale ricostruiva, con circa 25000 disegni, la vicenda della nave RSM Lusitania silurata da un sommergibile tedesco nel maggio del 1915, nel pieno della Prima Guerra Mondiale. Il tragico episodio non fu mai fotografato o ripreso, McCay realizza un cartone animato che assume la forma di un vero e proprio documentario. Il film informa, illustra, fornisce dettagli e particolari attraverso un’esposizione fluida e concisa, ma indirizzata ad ispirare allo spettatore un sentimento anti-tedesco. Per la prima volta un film di animazione veniva utilizzato a scopi propagandistici.
Ad Hollywood, l’industria cinematografica acquistava sempre maggiore spessore, l’animazione diveniva un genere sempre più praticato e ben presto i solitari pionieri come Blackton o McCay si ritrovarono circondati da staff sempre più numerosi. Sul finire del decennio, nel 1919, fa il suo debutto sullo schermo Master Tom, primo nome del celebre gatto Felix, nel film Feline Follies di Pat Sullivan e Otto Messmer.
Felix fu il primo personaggio dell’animazione a divenire una vera vera propria star del cinema e protagonista di una lunghissima serie a lui dedicata. Appena qualche anno più tardi dal suo esordio, questo piccolo gatto nero poteva già duettare in balletto con Charlie Chaplin ed incontrare molte altre star del cinema in Felix in Hollywood (1923) | ►| .
In Europa, gli anni Venti videro il fiorire dei movimenti legati alle varie avanguardie artistiche. In Germania, artisti come Hans Richter, Walter Ruttmann, Oskar Fischinger crearono film d’animazione astratti che miravano a un’esperienza visiva e uditiva pura, assolta dai vincoli del reale e della narrazione.
Ma la figura più importante per il cinema di animazione tedesco fu Lotte Reiniger, la quale si distinse fin da subito per il suo stile personalissimo ed originale che sorprende ancora oggi per la straordinaria bellezza estetica. La Reiniger realizzava eleganti e raffinatissime silhouette nere animate su fondi colorati. Il suo stile sembra rendere omaggio all’antica forma arte del teatro delle ombre cinesi, origine stessa del cinema animazione.
Reiniger, con questo suo stile personalissimo, realizzò nel 1926 il primo lungometraggio di animazione della storia del cinema: Le avventure del principe Achmed , opera alla quale collaborò anche Walter Ruttmann realizzandone i fondali.
Se il cinema classico fu rivoluzionato dall’avvento del sonoro, quello d’animazione vi trovò fin da subito un terreno fertile, e proprio dal cinema d’animazione, come vedremo nella prossima pagina, vennero alcune delle sperimentazioni più proficue nel campo del sonoro.
Riferimenti bibliografici e sitografia
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G. Sadoul, Dernieères féeries, premiers dessins animés (Méliès, Chomon, Cohl) , in Histoire générale du cinéma, 3° vol., Le Cinéma devient un art (L’Avant-Guerre) 1909-1920, Denoël, Parigi 1947.
Gianni Rondolino, Storia del cinema d’animazione, UTET, Torino 2003.
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Émile Cohl, in www.fr.wikipedia.org
Winsor McCay, in www.en.wikipedia.org
Władysław Starewicz, in www.it.wikipedia.org
Felix the Cat, in www.en.wikipedia.org




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