Il cinema d’animazione trasse immadiato giovamento dell’introduzione del sonoro. Usciva nel 1928 il primo cortomentraggio d’animazione interamente sonorizzato: Dinner Time, prodotto dalla Beuren Studios e diretto da Paul Terry che, in quello stesso anno, fonderà a New York la Terrytoons con la quale produrrà i suoi film d’animazione fino al 1968.
Dinner Time, che ebbe la sua prima a New York il 1 settembre 1928, nonostante la novità che rappresentasse, non riscosse particolare successo, ma venne presto imitato da altri produttori di cinema d’animazione, primo fra tutti Walt Disney che tre mesi più tardi portò sugli schermi Stemboat Willie (1928), terzo film ad avere come protagonista il personaggio di Topolino.
Fin da questo primo esperimento sonoro possiamo vedere come la Disney utilizzi una particolare tecnica di composizione musicale ottenuta sincronizzando le azioni sullo schermo con gli effetti sonori e una musica di accompagnamento ricca di suoni onomatopeici che seguono punto per punto l’azione visibile sullo schermo. Questa tecnica è oggi nota come Mickey Mousing proprio dal personaggio che la rese celebre. Con questo prim film sonoro Disney dimostrava quanto il cinema d’animazione avesse da dire riguardo la nuova tecnica. Gli esperimenti compiuti da Disney nel campo del sonoro finirono per influenzare non solo il cinema d’animazione, ma anche quello classico. Steamboat Willie fu successo enorme e segnò l’inizio dell’ascesa della Walt Disney Studios destinata a diventare la più importante casa di produzione al mondo per il cinema d’animazione.
L’avventura di Walt Disney era cominciata qualche anno prima. Quarto figlio di una famiglia di origini francesi, trasferitasi dapprima in Inghilterra e successivamente negli Stati Uniti, Disney inziò la sua carriera nel cinema d’animazione nel 1920 insieme al suo socio Ub Iwerks. Benché la loro società non viaggiasse in buone acque, i due si fecero notare dalla Kansas City Film Ad Company che li assunse per realizzare animazioni pubblicitarie. Ma il giovane Walt Disney non rinunciava al progetto di lanciarsi in proprio nel mondo dell’animazione e nel 1922 fondò la Lugh-O-Gram Films. Con questa realizzò alcuni cartoni ispirati alle fiabe dei fratelli Grimm come Cenerentola (1922)|►|, Cappuccetto Rosso (1922)|►|, Il gatto con gli stivali |►| (1922) o I musicanti di Brema (1922)|►|. I costi di produzioni si rivelarono però troppo elevati rispetto ai guadagni e la Laugh-O-Gram Film dovette dichiarare fallimento già nell’anno successivo alla sua fondazione, non prima però che Disney potesse realizzare Alice’s Wonderland (1923), un breve filmato in cui mescola animazione e riprese dal vivo e che diverrà l’episodio pilota della fortunata serie Alice Commedies.
Archiviata l’esperienza della Laugh-O-Gram, Disney raggiunse suo fratello Roy e suo zio Robert a Los Angeles. Avendo trovato un distributore per la serie Alice Comedies, egli necessitava ora di una squadra per portarne avanti la produzione. Fondò nell’estate del 1923, insieme a suo fratello Roy, il Disney Bros. Studio, con il quale realizzò i successivi episodi di Alice Comedies, Walt si occupava dei disegni, mentre Roy delle riprese dal vivo. La produzione, iniziata a rilento, andò progressivamente aumentando di ritmo man mano che i fratelli Disney si andavano circondando di una squadra di collaboratori sempre più numerosi e affiatati. Nel 1927, conclusa la serie di Alice Comedies, Disney iniziò a lavorare su un nuovo personaggio, un coniglio nero: Oswald the Lucky Rabbit.
Oswald riscosse immediatamente un grande successo di pubblico tanto da rivaleggiare con il già popolare Felix. Nel 1928 a causa degli screzi con la Universal che rivendicò ed ottenne per sé i diritti su Oswald, Walt Disney e Ub Iwerks iniziarono segretamente a lavorare su un nuovo personaggio. Mentre Disney ne sviluppava il carattere, Iwerks rielabora le fattezze di Oswald il coniglio: gli tolse quelle orecchie penzoloni per sostituirle con un paio di più larghe e tonde (più facili da disegnare) e gli aggiunse una coda sottile ottenendo un personaggio molto simile a un topo. Nasceva così Mortimer Mouse subito ribattezato Mickey Mouse da Lillian Disney, moglie di Walt. Il primo film a vederlo come protagonista, insieme alla sua fidanzata Minni, fu L’aereo impazzito (1928) |►|.
Eppure il successo non arrise nè a L’aereo impazzito nè al successivo Topolino gaucho. L’anno precedente era uscito nella sale Il cantante di Jazz (1927), il primo film sonoro della Warner, e di lì a poco avrebbe raggiunto lo schermo anche Dinner Time. Disney intuì che la musica era proprio ciò che mancava ai suoi cartoni animati per raggiungere il successo, decise allora di lanciarsi nella rivoluzione del sonoro. Fu il produttore Pat Powers a fornirgli i fondi necessari per la produzione, la distrubuzione ed il sistema di sincronizzazione sonoro Cinephone, grazie ai quali Steamboat Willie potè essere realizzato. Subito dopo anche i due precedenti cartoni di Topolino vengono sonorizzati con la stessa sistema. Il successo fu enorme. Da quel momento musica ed effetti sonori e la loro relazione con l’immagine animata diventeranno un elemento fondamentale per tutta la produzione Disney successiva. Proprio per sfruttare al meglio le possibilità offerte dal sonoro Disney innaugurava, nell’anno successivo, una nuova serie: Silly Symphonies di cui La Danza degli Scheletri (1929) fu il primo episodio.
A differenza delle altre serie, Silly Symphonies non presentava personaggi fissi, ma che variavano di episodio in episodio, era la musica e il modo di coordinarla con le immagini il loro vero elemento collante. Mancava, però, ancora un elemento: il colore. In quegli anni, la Technicolor , stava lanciando sul mercando il nuovo processo di colorazione a tre colori che migliorava enormemente quelli precedenti. Herbert Kalmus, ingegniere della Technicolor, riuscì a convincere Disney ad utilizzare questo nuovo processo per le sue Silly Symphonies, il quale, accettando, ne ottenne l’esclusiva per tre anni. Nel 1932 usciva nelle sale il primo cartone animato a colori della Disney: Flowers and Trees vincitore, in quello stesso anno, dell’Oscar come migliore cortometraggio d’animazione.
Qualche anno più tardi, nel 1934, Disney ripubblicava a colori un’altro celebre episodio della serie: La gallinella saggia, in cui faceva la sua prima comparsa il personaggio di Paperino la cui popolarità sarebbe ben presto salita alle stelle.
Gli studi di Disney continuavano a produrre cortometraggi per le serie di Topolino e delle Sinfonie allegre che nonostante la loro popolarità non fornivano ancora ricavi soddisfacenti. Walt Disney decide allora di cimentarsi nella produzione di un lungometraggio. In Europa era stata Lotte Reiniger a produrre il primo lungometraggio di animazione: Le avventure del principe Achmed era uscito nelle sale nel 1923. Negli Stati Uniti, invece, l’animazione era restata legata ai formati brevi. Ispirato da un film su Biancaneve visto da bambino, Walt Disney scelse questa fiaba come soggetto e cominciò a lavorarci fin dal 1935. Saputo del suo progetto di realizzare un lungo di animazione, i colleghi di Hollywood iniziarono, non senza malizia, a parlare di pazzia e nonostante in molti gli chiedessero di desistere, Disney andò avanti per la sua strada. Dopo due anni di lavoro, Biancaneve e i sette nani venivano alla luce. Era il dicembre del 1937.
Per la realizzazione del film venne utilizzata la tecnica del rotoscopio indeata da Max Fleischer. Utilizzata per rendere le figure umane più realistiche nell’aspetto e nei movimenti, questa tecnica consiste nel filmare degli attori che recitano le scene da disegnare. Successivamente, proiettando il filmato su uno schermo traslucido, i disegnatori possono ricalcare la scena fotogramma per fotogramma (oggi è possibile eseguire questa tecnica direttamente sul computer senza bisogno di proiettare le scene).
Biancaneve e i sette nani rappresentò un momento di svolta nella carriera di Walt Disney, è a partire da questo momento che egli abbandona la matita per dedicarsi unicamente alla direzione dei suoi collaboratori. A seguito del successo del suo primo lungometraggio, Disney ne mise in lavorazione altri due: Pinocchio e Fantasia. Se con il primo è chiaro l’intendo di ripetere l’operazione Biancaneve, il secondo è un’opera molto più singolare. Fantasia non è un film narrativo che segue un’unica trama, ma si compone di diversi episodi in ciascuno dei quali compaiono personaggi nuovi. Ad eccezione dell’episodio L’apprendista stregone che ha Topolino come protagonista e una, seppure esile, trama narrativa, ogni episodio è una danza di colori eseguita su celeberrimi brani musicali come La sagra della primavera di Stravinskij o l’Ave Maria di Schubert. Ciascun episodio è realizzato con tecniche grafiche e stilistiche differenti, una sorta di catalogo di tutto ciò che l’animazione poteva allora realizzare o si apprestava a fare. Ma è soprattutto nel rapporto tra muscia e immagini che sta il senso di questo film, quel rapporto che fu tanto caro a Disney fin da Steamboat Willie e che qui esplora in tutte le sue possibilità. Fantasia è forse il capolavoro più autentico di Walt Disney, ma ci vorrà un tempo per capirlo. All’uscita in sala Fantasia non riscosse successo tra il pubblico dei più piccoli che magari aspettavano il racconto di un’altra fiaba inoltre il film non poté essere distribuito in Europa a casua dello scoppiò delle ostilità. La Disney Studios si ritrovò sull’orlo di una crisi finanziaria, anche per questo si rese disponibile per il governo a realizzare alcune animazioni di propaganda, la più conosciuta delle quali è Education for Death – The Making of the Nazi (1943)
Riferimenti bibliografici e sitografia
D.Brodwell e K.Thompson, Le origini del cinema d’animazione, in Storia del cinema e dei film. Dalle origini al 1945, Editrice Il Castoro, Milano 1998.
Gianni Rondolino, Il mito di Walt Disney in Storia del cinema d’animazione, UTET, Torino 2003.
Gianni Rondolino, Cinema d’animazione, in www.treccani.it
Gianni Rondolino, Walt Disney, in www.treccani.it
Giannalberto Bendazzi, Snow White and the Seven Dwarfs , in wwwtrecani.it
Walt Disney, in www.it.wikipedia.org
Topolino, in www.it.wikipedia.org
Biancaneve e i sette nani, in www.it.wikipedia.org
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