Deciso ad ignorare la rivoluzione in atto, Chaplin riuscì a produrre film muti ancora per un decennio. Luci della città, che Chaplin girò nel 1931, è sostanzialmente un film muto con colonna sonora e musiche sincronizzate. È nel successivo Tempi moderni (1936) che il vagabondo farà sentire per la prima volta la sua voce. In questa sequenza Charlot, dovendosi esibire in un locale e avendo paura di dimenticare le parole della canzone, se le appunta sui polsini, ma questi volano via non appena entra in scena. Così improvvisa un testo in grammelot. Chaplin sceglie, per il suo debutto vocale, un testo privo di senso!

Tempi moderni si distingue, più di ogni altro film di Chaplin, per la sua feroce satira sociale. “L’umanità in marcia verso il progresso“, leggiamo nei titoli di testa e un branco di pecore bianche sfila sullo schermo. Potremmo, senza ombra di dubbio, riconoscere lo stesso Chaplin in quell’unica pecora nera presente nel gregge. Se il mondo della finanza e dell’economia vedeva nell’introduzione dei sistemi automatici e della catena di montaggio un simbolo del progresso industriale, per Chaplin, la macchina è anche un mostro fonte di alienazione. Concetto magistralmente espresso nella scena in cui il povero operaio viene inghiottito da suoi ingranaggi.

Charlie Chapli: Tempi Moderni (1936)

Se Tempi moderni è il primo film in cui udiamo la voce di Chaplin è anche l’ultimo film in cui lo vedremo vestire i panni del vagabondo. Con questo film Chaplin fa uscire definitivamente di scena il personaggio che lo aveva reso celebre. Nel finale del film lo vedremo ancora allontanarsi sulla strada che si perde verso l’orizzonte stavolta, però, non più da solo.

Scena finale del film Tempi Moderni

Nel successivo film, Il Grande Dittatore (1939), suo primo film completamente sonoro, Chaplin vestirà i panni di un barbiere ebreo e del tremendo Adenoid Hynkel, parodia riuscitissima dell’uomo che stava scatenando il Secondo Conflitto Mondiale. Nel finale del film prederà la parola un’ultima volta per pronunciare il celebre Discorso all’Umanità. Dopo la guerra, quando l’internamento e lo sterminio degli Ebrei furono noti, Chaplin dichiarò che non avrebbe realizzato il film se solo avesse potuto immaginare cosa era realmente accaduto nei campi di concentramento. Il film gli valse due candidature agli Oscar, ma nessuna statuetta.

Discorso all’ Umanità

Charlie Chaplin nei panni del perfido Hynkel in Il grande dittatore (1940).
“Qualsiasi somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale.” dai titoli di testa del film.

Nel film che sarebbe stato il suo addio alle scene, Luci della ribalta (1952), Chaplin decise di affidare una piccola parte a quello che era stato il suo maggior rivale nell’epoca del muto: Buster Keaton.  Il film è la storia d’amore e amicizia tra l’anziano clown Calvero e Terry, una giovane ragazza che Calvero ha salvato dal suicidio. Nel finale del film, Terry è ormai un’acclamata ballerina e per riconoscenza offre a Calvero la possibilità di tornare a calcare la scena. Così Calvero di esibisce in una applauditissima gag insieme alla sua vecchia spalla, ruolo interpretato Buster Keaton | ►|.  Alla fine del numero Calvero, colto da un malore che lo porterà alla morte, cade sull’orchestra, il pubblico, credendo si tratti di una messa in scena continua ad applaudire. Il numero di Calvero e della sua spalla, segna dunque l’uscita di scena, nella realtà come nella finzione, di Charlie Chaplin. Questa sequenza, seppur inserita in un film sonoro, è pensata e realizzata proprio come se si trattasse di un film muto ed è la prima ed ultima occasione in cui questi due grandi della comicità si trovano a recitare insieme.

Charlie Chaplin con Buster Keaton nell’ultimo film di Chaplin Luci della ribalta (1952)

Benché vivesse e lavorasse negli Stati Uniti da molti anni, Chaplin non chiese mai la cittadinanza statunitense. Inoltre i suoi film, ed in particolar modo Tempi Moderni, avevano spesse volte messo in evidenza le contraddizioni della società americana. Per queste ragioni Chaplin divenne bersaglio del movimento innescato dal senatore Joseph McCarthy, venendo più volte accusato di filocomunismo. Nel 1952, mentre si trovava in Europa per l’uscita di Luci della ribalta gli venne negato il visto di ingresso negli Stati Uniti. Così decise di ritirarsi in Svizzera dove si spense la notte di Natale del 1977.

In un momento del film The Dreamers (2003) di Bernardo Bertolucci, i due protagonisti, Matthew e Theo, due incalliti cinefili, americano il primo, francese il secondo, sostengono un animato dialogo sulle differenze tra Chaplin e Keaton. Il dialogo che riportiamo ci sembra offrire interessante spunti di riflessione sulle poetiche di questi due grandi del cinema comico.

La differenza tra Keaton e Chaplin

“Ricordi L’ultima inquadratura di Luci della Città’? Chaplin guarda la fioraia, lei guarda Chaplin… non dimenticare che la fioraia era cieca e questa è la prima volta che lo vede. È come se attraverso gli occhi di lei anche noi lo vedessimo per la prima volta. Charlie Chaplin, Charlot, l’uomo più famoso al mondo. Ed è come se non lo avessimo mai visto prima.”

Riferimenti bibliografici e sitografia

Sandro Bernardi, Chaplin e la danza del cinema, in L’avventura del cinematografo. Storia di un’arte e di un linguaggio , Marsilio Editori, Venezia 2007.

Sandro Bernardi, Keaton e il gioco delle somiglianze, in L’avventura del cinematografo. Storia di un’arte e di un linguaggio , Marsilio Editori, Venezia 2007.

André Bazin, Introduzione ad una simbolica di Charlot, in Che cos’è il cinema? presentazione, scelta dei testi e traduzione di Adriano Aprà, Milano, Garzanti, 1999.

André Bazin, Il mito di Monsieur Verdoux, in Che cos’è il cinema? presentazione, scelta dei testi e traduzione di Adriano Aprà, Milano, Garzanti, 1999.

André Bazin, “Limelight” o la morte di Molière, in Che cos’è il cinema? presentazione, scelta dei testi e traduzione di Adriano Aprà, Milano, Garzanti, 1999.

André Bazin, Grandezza di “Limelight”, in Che cos’è il cinema? presentazione, scelta dei testi e traduzione di Adriano Aprà, Milano, Garzanti, 1999.

Augusto Sainati, Comico, in www.treccani.it

Charlie Chaplin, in www.en.wikipedia.org

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Harold L. Erickson, Charlie Chaplin, in www.britannica.com