02.1 Il cinematografo Lumière

Il successo del cinematografo fu immediato. L’innaffiatore innaffiato, unico film di finzione tra quelli inclusi nei primi programmi, divenne fin da subito il più popolare. C’è da chiedersi se gli spettatori di allora fossero coscienti o meno che quel film fosse una messa in scena, ma di certo, quando lo spruzzo d’acqua colpiva il volto dell’uomo, nella sala esplodeva il riso. L’innaffiatore innaffiato provocava nel pubblico una reazione emotiva ben diversa da quella suscitata dagli altri film. Quella che abbiamo scelto come copertina per questa pagina è uno dei primissimi poster pubblicitari cinematografici. I Lumière vi mettono in evidenza proprio questo film che, data la sua popolarità, fu ben presto oggetto di numerosi rifacimenti da parte di altri registi francesi come Georges Méliès o Alice Guy, ma non solo. Questo che vi proponiamo qui di seguito è il remake realizzato cinque anni più tardi dalla Bamforth Comapany nel Regno Unito,  The Biter Bit (1900).

Altri film dei Lumière destinati a divenire celebri furono  L’Arrivo del treno alla stazione di La Ciotat (1896) e Demolizione di un muro (1896). Durante la proiezione di L’arrivo del treno alcuni spettatori fuggirono dalla sala temendo che il treno li investisse. Questi episodi sono utili  a comprendere quanto il pubblico dell’epoca percepisse realistiche quelle immagini tremolanti, prive di suoni e colori.

Non erano ancora le storie o il modo di raccontarle a colpire il pubblico ma, come abbiamo detto,  l’impressione della realtà. A questo proposito è da vedere il divertente cortometraggio di Robert William Paul The Countryman and the Cinematograph (1901) |►| che descrive  le diverse reazioni di un ingenuo campagnolo alle immagini che gli vengono proposte dal cinematografo.

In Demolizione di un muro si mostrano alcuni operai nell’atto di abbattere un muro. Commettendo l’errore di riavvolgere il film senza spegnere la lanterna del proiettore, i Lumière scoprirono l’effetto reverse: le macerie del muro saltavano su e andavo a ricomporsi nella loro struttura originale. Decisero di esibire così questo film: al termine della proiezione il film veniva riavvolto senza spegnere la lanterna del proiettore. Per noi che abbiamo visto riavvolgersi i nastri di un VHS, quest’effetto non ha nulla di speciale, ma gli spettatori dell’epoca potevano gridare al miracolo, alcuni arrivavano perfino ad avere mal di stomaco.

Eppure i Lumière erano convinti che quella del cinematografo sarebbe stata una moda passeggera, per questo decisero di non vendere a nessuno i loro apparecchi, intendendo preservarne i segreti, e si misero subito all’opera per formare nuovi operatori che potessero arricchire di film il loro catalogo prima che il cinema passasse di moda. Di ciò si incaricò Louis Lumière che accoglieva gli apprendisti con queste parole: “Sappiate che non è un avvenire sicuro quello che vi si offre, piuttosto un mestiere da saltimbanchi. Tutto ciò può durare sei mesi, un anno, forse più o forse…”. (1)(2) Louis Lumière, citato in G. Sadoul, Victoires de Lumiére sur Edison , in Histoire générale du cinéma, 1° vol., L’Invention du cinèma, Denoël, Parigi 1947.

Illustrazione raffigurante Charles Moisson, il primo degli operatori Lumière, con il cinematografo

Nondimeno Louis Lumière istruiva scrupolosamente i suoi allievi, tanto che i loro filmati ricalcano esattamente lo stile del loro maestro. Fin dal 1896 diversi operatori dei Lumière cominciarono ad essere inviati nelle maggiori città di Francia e d’Europa. Ben presto si spinsero fino all’estremo oriente e al lontano ovest. Essi avevano il duplice compito di organizzare spettacoli e girare immagini dei luoghi in cui erano giunti. L’arrivo degli operatori Lumière coincise il più delle volte con la nascita della cinematografia nazionale. Grazie a questi viaggi il catalogo Lumière si andò arricchendo di vedute e panorami che ne divennero presto, insieme alle attualità, i pezzi più pregiati. In un’epoca in cui non vi era televisione o internet, il pubblico poteva ammirare immagini di città e luoghi lontanissimi, che mai aveva visto prima e che forse mai avrebbe avuto modo di raggiungere. Alcuni di questi operatori introdussero anche nuove tecniche di ripresa; ad esempio ad Alexandre Promio, si attribuisce l’invenzione del primo carrello, quando a Venezia decise di montare la cinepresa su una gondola:

Pensavo che se il cinema, restando immobile, permette di riprodurre oggetti in movimento, forse si poteva, rovesciando le parti, tentare di riprodurre oggetti immobili con il cinema in movimento.” (2)(3) Alexandre Promio, citato in Virgilio Tosi, Breve storia tecnologica del cinema, pg.56, Bulzoni, Roma 2001.

Le cineprese del tempo, infatti, erano fisse sul treppiedi e non permettevano alcun movimento.

Venezia fu soltanto una delle numerose tappe di quel giro del mondo che Promio compì per conto dei Lumière tra il 1896 e il 1897. Prima di arrivare in Italia, Promio era stato in Spagna, Inghilterra e negli Stati Uniti. Successivamente raggiunse l’Egitto, dove sul Nilo realizzò altre vedute in movimento come quella realizzata sul Canal Grande. Gabriel Veyre, altro celebre operatore dei Lumière, viaggiò invece in Oriente fino a raggiungere il Giappone. Nel piccolo villaggio di Namo, nella lontana Indocina, riprese un minuto di immagini tenendo la cinepresa tra le gambe mentre si allontanava a bordo di un risciò realizzando così il primo carrello all’indietro nella storia del cinema: Le village de Namo – Panorama pris d’une chaise à porteurs (1900) |►|

Lumière: Le village de Namo - Panorama pris d'une chaise à porteurs (1900)

Fotogramma dal filmato Le village de Namo – Panorama pris d’une chaise à porteurs (1900)

Confrontando i film dei Lumière con quelli del contemporaneo Méliès, si è soliti attribuire a quest’ultimo l’invenzione del cinema di finzione e ai primi quello del cinema documentario. Ma a ben vedere non è proprio così. Un’analisi di  La battaglia con le palle di neve (1897) può rivelare quanta finzione ci possa essere in film che appare a prima vista come una scena di vita reale.

Sembrerebbe che l’operatore si sia imbattuto in un gruppo di giocosi personaggi ed abbia deciso di filmarli. Ma se osserviamo la composizione dell’inquadratura, il modo in cui si muovono i personaggi nella scena che non impallando mai l’operatore, allora ci  viene il dubbio che la scena sia stata costruita. Consideriamo poi, che l’operatore aveva meno di un minuto per filmare, e sarebbe alquanto sorprendente che, in un così breve lasso di tempo, uno spericolato ciclista si sia trovato proprio in quel momento ad attraversare il campo di battaglia. Inoltre questi non sopraggiunge dal fondo del viale, come appare chiaro dai primi fotogrammi, ma parte già a metà del percorso. Si tratta dunque di una messa in scena vera e propria.

Nonostante l’enorme successo del cinematografo all’Esposizione Universale di Parigi del 1900  e nonostante il loro catalogo comprendesse ormai migliaia di film, i fratelli Lumière abbandonarono il cinema nel 1901. Auguste si votò alla ricerca medica e scientifica, mentre Louis tornò a dedicarsi alla fotografia. Il sistema del fotorama costituisce una delle loro ultime invenzioni in ambito cinematografico: questo era uno strumento capace di fotografare panorami a 360°. I Lumière decisero di applicarvi i sistemi di proiezione cinematografica: i fotorami venivano così proiettati su schermi cilindrici che ruotavano intorno agli spettatori seduti al centro | ►|. La prima sala per fotorami venne aperta a Parigi, nel 1902, a Place de Clichy,  ma ebbe vita breve: i costi di gestione si rivelarono troppo elevati.

Riferimenti bibliografici e sitografia

D.Bordwell e K.Thompson, L’invenzione e i primi anni del cinema 1880-1904, in Storia del cinema e dei film. Dalle origini al 1945, Editrice Il Castoro, Milano 1998.

M. Bertozzi, L’immaginario urbano nel cinema delle origini. La veduta Lumière, CLUEB, Bologna 2001.

G. Sadoul, Les raisons du succès de L’Arroseur arrosé , in Histoire générale du cinéma, 1° vol., L’Invention du cinèma, Denoël, Parigi 1947.

G. Sadoul, Victoires de Lumiére sur Edison , in Histoire générale du cinéma, 1° vol., L’Invention du cinèma, Denoël, Parigi 1947.

G. Sadoul, Les raisons du succès de L’Arroseur arrosé , in Histoire générale du cinéma, 1° vol., L’Invention du cinèma, Denoël, Parigi 1947.

L. Albano, Le origini della regia (1896 – 1914), in Il secolo della regia. La figura e il ruolo del regista nel cinema , Marsilio Editori, Venezia 1999.

Patrimoine Lumière, in www.institut-lumiere.org

Stephen Herbert, Auguste Marie Nicolas Lumière, in www.victorian-cinema.net

Stephen Herbert, Louis Jean Lumière, in www.victorian-cinema.net

Luke McKernan, Jean Alexandre Louis Promio, in www.victorian-cinema.net

Catalogue Lumière, in www.catalogue-lumiere.com

Alexandre Promio, in www.fr.wikipedia.org

Note

Note
1 (2) Louis Lumière, citato in G. Sadoul, Victoires de Lumiére sur Edison , in Histoire générale du cinéma, 1° vol., L’Invention du cinèma, Denoël, Parigi 1947.
2 (3) Alexandre Promio, citato in Virgilio Tosi, Breve storia tecnologica del cinema, pg.56, Bulzoni, Roma 2001.

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